mercoledì 17 giugno 2009

LA "SESSA" DI MOSE














































Premessa scientifica

Il novilunio
Le maree sono generate dalle forze di gravitazione della luna e, in misura minore, del sole nonché dalla loro distanza dalla terra. Le maree, questi rigonfiamenti dei mari, non seguono la rotazione terrestre ma rimangono allineate con la Luna; quindi se noi prendiamo in considerazione la rotazione della luna intorno alla terra, riscontriamo due maree ogni 24 ore e 48 minuti.
Per dare una spiegazione di come avvengono le maree, si ipotizza che la terra sia perfettamente sferica e avvolta completamente dalle acque dei mari.
I punti “a b c d e” (fig. 55) rappresentano i punti giacenti nel piano dell’equatore terrestre, dove “c” sta ad indicare il centro della Terra. Ipotizziamo che la Luna passi in un certo momento al meridiano del punto “a”, che è anche l’antimeridiano del punto “e”. In base all’attrazione dei corpi (legge di Newton) il punto “a” subirà la massima attrazione pervenendo in “a1”, il punto “b” una minore attrazione spostandosi in “b1”, il centro “c” un’attrazione ancora più piccola venendo in “c1”, il punto “d” un’attrazione piccolissima spostandosi in “d1”, ed infine il punto “e” può essere considerato immobile, tanto il suo spostamento è trascurabile.
A seguito di tutto ciò, si verificherà un rigonfiamento delle acque dalla parte rivolta verso la Luna, con un’altezza massima nel punto “a1”. Si avrà anche un rigonfiamento all’antipodo di “a”: infatti nel punto “e”, che risulta più lontano dal centro “c” della Terra (spostandosi in “c1”), la forza di attrazione, che si oppone alla forza centrifuga generata dalla rotazione della terra, sarà più piccola, il che farà sì che la massa d’acqua diventando più leggera subirà un innalzamento (e si sposterà in “e1”).
A questi innalzamenti nei punti “a” ed “e” corrispondono degli abbassamenti nei punti “f” e “g” situati a 90° dai primi. Tutta la massa d’acqua che avvolge la Terra assumerà la forma di un ellissoide con l’asse maggiore “e1 - a1” rivolto verso l’astro e l’asse minore rappresentato dalla linea “f1 – g1”.
Durante il giorno lunare si verificheranno due abbassamenti e due innalzamenti delle acque: cioè una bassa marea al sorgere della Luna, un'alta marea al suo passaggio in meridiano, una seconda bassa marea al tramonto della Luna ed una seconda alta marea alla culminazione inferiore dell’astro.
Tra una bassa marea ed una successiva alta marea decorrono 6 ore e 12 minuti circa.
Oltre all’azione della Luna, anche il Sole esercita la sua influenza, ma l’ampiezza della sua marea influisce per circa un terzo di quella originata dalla Luna. L’influenza di questi due astri sulle maree raggiungerà il massimo solo quando essi si troveranno allineati con la terra, cioè al novilunio ed al plenilunio, ossia all’epoca delle sizìgie (fig. 56).

La sessa (1)
Il termine “sessa” è riferito ad un movimento periodico delle acque tipico di un mare lungo e semichiuso. Le onde di sessa consistono in moti oscillatori che si originano in conseguenza di improvvisi abbassamenti della pressione atmosferica.
Per spiegare questo fenomeno meteorologico, prendo ad esempio l’acqua alta che si verifica nella laguna di Venezia.
L’acqua alta a Venezia è di solito sempre causata dal vento di scirocco che soffia durante le mareggiate autunnali lungo l’Adriatico da Sud verso Nord. Quando il vento è molto forte, circa 100 km/h e dove la profondità del mare è di soli 10 metri, il livello del mare aumenta di circa un centimetro per ogni chilometro. Per fortuna l’effetto del vento diminuisce molto se la profondità aumenta, e si riduce ad 1 millimetro per chilometro se il mare è profondo 100 metri. Quest’inclinazione, visivamente impercettibile, ha grandi effetti durante una forte tempesta di scirocco, perché continua per distanze di alcune centinaia di chilometri, lungo tutto l’Adriatico e produce un dislivello di circa 1 metro fra Venezia ed il canale d’Otranto (fig. 57).
Quando una perturbazione meteorologica si allontana, il vento smette di soffiare e la pressione ritorna ai livelli normali. L’accumulo di acqua nel Nord dell’Adriatico non viene più sostenuto dalle forze che l’avevano prodotto e il livello del mare si abbassa, creando una lunga onda che scende verso Otranto, dove viene quasi completamente riflessa e risale verso Nord. Quest’onda, chiamata “sessa”, percorre l’Adriatico a senso alternato, impiegando circa 22 ore a completare il ciclo, e smorzandosi di circa il 10 per cento ad ogni passaggio.
L’oscillazione fondamentale della sessa ha periodi di circa 22 o 11 ore.
Nel Novembre del 1966 nel Nord Adriatico si sono determinati notevoli innalzamenti del livello del mare sotto la costa: 194 cm.! Questo è un caso particolare dovuto ad ampie escursioni di marea: per esempio onde di sessa e venti di scirocco. L’onda di sessa influì di ben 185 cm., mentre il contributo in questo caso dato dalla marea astronomica fu di soli 9 cm.
Nei mari a forma di bacino, l’onda di sessa si comporta come una cavità risonante: al cessare dell’impulso rimane una situazione perturbata del livello marino, che si manifesta con una serie di oscillazioni longitudinali e trasversali, le “sesse”, la cui ampiezza si smorza nel tempo.
Nella figura 58 riporto il grafico dove si evidenzia l’andamento della marea astronomica e quella meteorologica e la relativa marea realmente osservata, avvenuta nel febbraio 1972 nella laguna di Venezia. I valori totali della marea osservata variano in funzione di quanto la marea astronomica ed il contributo dato dalla marea meteorologica si trovino più o meno in fase.

Mare e laguna del Golfo di Suez
Per sbarazzarsi dell’esercito egiziano, Mosè doveva attraversare una zona del mare soggetta ad un adeguato effetto maree.
Non avrebbe potuto utilizzare le acque dei laghi chiusi esistenti in Egitto, in quanto l’effetto maree astronomiche che in essi si verificano, come tutti i laghi a basso fondale e con superfici molto contenute, è quasi nullo.
Esiste una sola zona dove era possibile avere un effetto marea apprezzabile: questa si trova nel Mar Rosso, nella parte nord del Golfo di Suez, come era ai tempi di Mosè.
All’epoca del faraone Sesostris III (1878 a.C. – 1839 a.C.) il Golfo di Suez si compenetrava, probabilmente solo durante le alte maree, fino ad arrivare ai Laghi Amari, dando origine ad una baia dove l’effetto calante e saliente delle acque di marea poteva essere più accentuato di quello dello stesso Mar Rosso.
Il Faraone Sesostris III fece probabilmente scavare un canale in direzione est-ovest per unire il Mar Rosso al delta del Nilo, per fini commerciali. Nella cartina in cui si evidenzia il canale (fig. 59), viene anche riportato il perimetro del livello del mare di allora nel golfo di Suez. La superficie circoscritta dalla linea tratteggiata è da considerarsi come una laguna di basso pescaggio, tendente a prosciugarsi durante la bassa marea e ad alzarsi significativamente durante la conseguente alta marea.
Il basso pescaggio della laguna si desume anche dal fatto che il Faraone aveva previsto di scavare, in questo incerto specchio di mare, il canale di navigazione che avrebbe dovuto avere una profondità di almeno due metri rispetto al livello di bassa marea in quanto, le navi mercantili di allora, avevano un pescaggio di 1,5 metri circa.

Il testo ebraico di Esodo 13:18 ci dice che il popolo ebraico, uscendo dall’Egitto, si diresse verso lo Yam-Suf il cui significato letterale è: Mare di Canne (o Giunco). La laguna sopra descritta poteva benissimo essere un luogo di acqua salata nel quale crescevano le canne e i giunchi, chiamato per questo Mare di Canne. Sostenere che Mosè ha attraversato le acque di un Mare di Canne o quelle del Mar Rosso ha pertanto lo stesso significato.

Marea reale
Una marea astronomica come quella del novilunio non poteva da sola avere un’escursione verticale tale da travolgere l’esercito del Faraone, in quanto questo tipo di evento nel Mar Rosso è molto contenuto.
Occorreva un’onda di marea molto più elevata. La combinazione del novilunio e dell’onda di sessa può essere stata la soluzione.
Il Mar Rosso è un bacino simile al Mar Adriatico ma di lunghezza doppia e pertanto, a parità di pressione atomosferica e di velocità del vento, l’onda può avere un’altezza doppia. Per esempio: se a nord del mare Adriatico l’altezza dell’onda di sessa verificatasi nel 1966 fu di 185 cm., nel Mar Rosso sarebbe stata in proporzione di 370 cm.
Se ad un’onda di sessa, ed in fase con essa, si aggiunge il valore dell’altezza dell’onda di marea causata da un novilunio, si può ben immaginare quale grande potenzialità possa avere quest’evento combinato nell’annientare i soldati del Faraone.
Questa marea combinata è l’unica causa che, in base alle nostre attuali conoscenze scientifiche, si può oggi ipotizzare per tale evento. Qualsiasi ipotesi basata sulle maree astronomiche non potrebbe spiegare quest’evento nel Mar Rosso o anche nel Mar Mediterraneo a nord dell’Egitto, data la loro ridotta ampiezza verticale di tali fenomeni in queste zone.
L’onda di sessa nel Mar Rosso può essersi generata qualche giorno prima dell’attraversamento di questo mare da parte di Mosè, a causa di un vento, il khamsin, chiamato anche lo scirocco del Mar Rosso. Questo vento che proviene da sud o sudest e può soffiare in Egitto, nella penisola Arabica e sul Mar Rosso, raggiunge anche velocità di 150 km/h.
Come lo scirocco, il khamsin soffia in genere davanti ad una depressione (bassa pressione) che si muove verso est o nordest sul Mar Mediterraneo o attraverso il Nord Africa. Quando il vento proveniente da sudest cessa di soffiare, lascia spazio alle brezze “gagliarde” (come dice la Sacra Scrittura) che di notte soffiano dal deserto verso il mare, ma l’onda di sessa continua il suo movimento periodico e oscillatorio fra lo stretto di Gibuti e il Golfo di Suez dove l’onda può notevolmente amplificarsi a causa del restringimento della baia e dei suoi bassi fondali.
L’onda di sessa, combinandosi con l’effetto marea del novilunio, ha generato una grande e reale alta marea nella parte nord del Mar Rosso.
La rarità di un evento del genere, si può comprendere anche dal significato che la parola khamsin ha in arabo: “cinquanta”. Questo è infatti il numero approssimato di giorni, tra Aprile e la prima metà di Giugno, durante i quali questo vento soffia. È forse per la rarità di quest’evento, che gli studiosi non l’hanno mai considerato come concausa, insieme al novilunio, dell’annegamento dell’esercito del Faraone.

I “muri” della Calabrosa
Dalle scritture che si trovano in Esodo 14:22 e 15:8 si deduce che ai lati si erano formate due muri di ghiaccio.
Infatti nella versione originale inglese di Re Giacomo, la Bibbia più usata al mondo, la parola assodati che si trova nella versione italiana è tradotta con la parola congelati.
Questa affermazione ha fatto sorridere molte persone pensando che un fenomeno così fosse impossibile. Esiste invece una spiegazione scientifica: la calabrosa.
La calabrosa, che è un termine del dialetto bresciano che significa grande brinata o galaverna, è un deposito di
ghiaccio che si produce in caso di nebbia sopraffusa, cioè con temperatura inferiore a 0 °C, generalmente tra -2 °C e -8 °C. Questo fenomeno meterelogico avviene quando grosse gocce di nebbia sopraffusa si solidificano rapidamente.
Questo fenomeno è simile anche al vento “brise” che soffia sui laghi svizzeri sollevando goccioline nebulizzate e depositandole sulla vegetazione e sulle superfici circostanti, coprendole con uno strato di ghiaccio.
La calabrosa è formata da una crosta piuttosto compatta di ghiaccio con granuli che lo rendono simile a una spugna, a causa delle bolle d'aria che vi si trovano.
Sulle superfici la calabrosa può formare depositi di grande spessore, specie con
vento forte (fig. 60).
Se noi consideriamo che la scrittura in Esodo 14:21 ci dice che per tutta la notte è soffiato un forte vento proveniente da oriente possiamo stabilire che per effetto delle forze di Coriolis (vedi capitolo “Il vento geostrofico”) esso non era altro che la segmentazione di un forte movimento di massa d’aria che ruotava circolarmente, in senso orario, proveniente da paesi freddi come la Russia e l’Armenia e pertanto molto freddo; infatti la scrittura che si trova in Deuteronomio 16:1 ci dice che si era nel mese di Abib cioè in Marzo, un mese che eccezionalmente può essere anche molto freddo.
Per poter formarsi del ghiaccio era necessaria una temperatura di almeno -2 °C. L’effetto Wind-Chill ci dice però che quando si è in presenza di vento il ghiaccio si può formare a temperature dell’aria più alte. Per esempio con un vento che soffia a 50 km/ora con una temperatura dell’aria di +4 °C si ha una temperatura su una superficie di -3 °C che è sufficiente a formare del ghiaccio. Anche con un vento di 30 Km/ora e una temperatura dell’aria di +3 °C si può avere sulle superfici temperature di -3°C.
Se noi ora consideriamo il fatto che Mosè attraversò il Mar Rosso nella laguna che a quei tempi si aveva a nord del Golfo di Suez e pertanto ai bordi della stessa vi era certamente una vegetazione di canne che col calare del livello della marea rimanevano sempre più scoperte e diventavano delle superfici ideali per il deposito di gocce nebulizzate dal vento stesso e dai frangenti delle onde. Via via che la marea si abbassava il muro di ghiaccio che si accumulava grazie al vento gagliardo di conseguenza diventava sempre più alto e spesso.

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Note
(1) Parte di queste informazioni sono state tratte dall’articolo “Perché l’acqua alta” apparso sul giornale La Stampa di Mercoledì 7 Gennaio e scritto da Piero Lionello dell’Università di Padova.


L’esodo

Il viaggio di Mosè
Mosè iniziò l’esodo partendo da Rameses e poi si accampò con il suo popolo a Succoth (Numeri 33:5), identificato con Tel-el-Maskhuta che si trova a circa 12 miglia a ovest di Ismailia (città situata lungo la riva nord-occidentale del lago Timsah) e a 15 miglia a sud-est di Rameses. (fig. 61)

“E gli Israeliti, partiti da Succoth, si accamparono a Etham, all’estremità del deserto.” (Esodo 13:20).
Secondo la
Torah, Etham era ai margini del deserto (cioè al confine della civiltà): questo nome è probabilmente un altro nome di Khetam, o fortezza, sul confine fra il deserto di Shur e l’Egitto, che si estende dal Mar Mediterraneo al Golfo di Suez. Essa poteva essere vicino alla città moderna di Ismailia.

“E l’Eterno parlò a Mosè, dicendo: ‘Di’ ai figliuoli d’Israele che tornino indietro e s’accampino dirimpetto a Pi-Hahiroth, fra Migdol e il mare, di fronte a Baal-Tsefon; accampatevi di faccia a quel luogo presso il mare.” (Esodo 14:1-2).
Pi-Hahiroth potrebbe significare "bocca della gola" descrittivo nella sua posizione come la fine di un fiume o canale.
Migdol è un termine ebraico che sta ad indicare una torre o una zona elevata come un belvedere.
Baal-Tsefon è un luogo sul lido occidentale del Golfo di Suez dove gli Israeliti attraversarono il Mar Rosso.
Il Signore chiese a Mosè di tornare indietro.
A quest’indicazione, al fine di rendere più chiaro l’intinerario seguito da Mosè, dobbiamo aggiungere anche quella che si trova nella scrittura di Numeri 33:8 dove si evidenzia che gli Israeliti piegarono verso Pi-Hahiroth. In sostanza essi modificarono il loro percorso dalla direzione Ovest-Est alla direzione Est-Ovest e poi in direzione Sud. Da questo momento il Signore assume la direzione della loro marcia portandoli a sostare in una vasta pianura dirimpetto a Pi-Hahiroth, che è a circa 40 miglia da Etham.

“Partirono d’innanzi ad Hahiroth, attraversarono il mare in direzione del deserto, fecero tre giornate di marcia nel deserto di Etham e si accamparono a Mara.” (Numeri 33:8)
Gli Israeliti attraversarono il Mar Rosso durante l’onda di bassa marea del novilunio che prosciugò la lingua di terra che attualmente fa da confine nord al Golfo di Suez ma che ai tempi di Mosè era una laguna a basso fondale che, durante l’onda di alta marea si univa agli attuali Laghi Amari.

Passaggio del Mar Rosso
Il passaggio del Mar Rosso si pone come uno degli avvenimenti più importanti e decisivi della storia. La storia umana avrebbe avuto un corso totalmente diverso senza quest’avvenimento. Questo passaggio però è sempre stato considerato dagli storici totalmente al di fuori dalla realtà e rigettato a priori: è stato riconosciuto solo a livello simbolico mentre ricercavano soluzioni alternative più credibili al di fuori delle Sacre Scritture.
L’unica e vera realistica spiegazione di quest’episodio, però, ci è fornita solo dalla Bibbia: tutto ciò che in essa viene scritto collima perfettamente, anche nei minimi dettagli, con la soluzione reale che da essa si evince. Fino a qualche secolo fa non era possibile dare delle spiegazioni scientificamente dettagliate di questo evento ma, oggi, la nostra conoscenza conferma quello che troviamo scritto nella Bibbia.
Ricapitoliamo i dati principali che sono:
- Gli Israeliti erano guidati durante la loro marcia di giorno da una colonna di fumo e di notte da una colonna di fuoco. (Esodo 13:21-22)
- Essi sono passati in mezzo ad un vero mare avendo acqua a destra e a sinistra. (Esodo 14:22)
- Hanno attraversato il mare in una notte senza luna, pertanto durante un novilunio. (Esodo 14:20 e Deuteronomio 16:1)
- Prima dell’attraversamento del mare si era levato un vento teso che proveniva da oriente e che fece congelare i bordi del mare. (Esodo 14:21 e Esodo 15:8).
- I soldati del Faraone si sono gettati all’inseguimento degli Israeliti alle prime luci dell’alba passando sulla lingua di terra che si era liberata dalle acque a seguito dell’onda di bassa marea, ma sono stati travolti dalle acque della successiva onda di alta marea e, molto probabilmente, in fase con un'altra onda: quella di sessa. (Esodo 14:23 e Esodo 14:27-28)
- I corpi dei soldati annegati sono stati trascinati dalla corrente sulla spiaggia del mare. (Esodo 14:30)
Mosè condusse il suo popolo attraverso il Mar Rosso per liberarlo dall’esercito del faraone. Gli ebrei avevano con sé vecchi, donne e bambini, greggi e masserizie ed erano lenti ed impacciati. Le truppe del Faraone viaggiavano su carri veloci ed attrezzati e se non fossero stati annientati avrebbero potuto sterminare Mosè ed il suo popolo in qualsiasi momento.
Il Signore guido Mosè ad attirare in un micidiale tranello l’esercito del Faraone, attirandolo nel bel mezzo di un’alta onda di marea la cui altezza era data dalla combinazione dell’onda del novilunio e dell’onda di sessa, provocandone così il totale annegamento.
La notte buia senza luna e con l’aiuto del fumo emesso dal braciere di bitume ardente, che Mosè aveva messo su un carro per guidare il popolo, la cui densità annebbiava anche il campo degli egiziani, consentì agli ebrei di muoversi senza essere visti.
Appena buio, gli Ebrei si disposero in assetto di marcia. Si levò un vento che incominciò a increspare le onde di una marea che iniziò a scendere fino a scoprire una striscia di terra. Ai bordi di questa striscia le onde si infrangevano creando un ostacolo al suo superamento come se fosse stato eretto un muro di acqua e indicando con il biancore dei frangenti il percorso. La striscia poteva anche essere larga qualche chilometro, in quanto dovevano passare 600 famiglie di Ebrei con carri, animali e masserizie. Insieme agli Ebrei vi era anche altra gente di ogni specie (Esodo 12:38). Il testo biblico (Esodo 12:37) parla di seicentomila uomini ma molto probabilmente si tratta di un errata traduzione in quanto la parola ebraica “elef” del testo originale può voler significare anche ‘famiglia’ o ‘clan’.
Era forse l’una di notte quando Mosè dette il via all’attraversamento. Gli Ebrei dovrebbero aver impiegato circa tre ore per arrivare all’altra sponda.
Quando, forse verso le tre del mattino il braciere fu messo in movimento, le sentinelle del Faraone dettero l’allarme.
All’alba gli egiziani raggiunsero la striscia di terra di sabbia che univa le due sponde e si gettarono all’inseguimento. L’onda di alta marea aveva gia iniziato a risalire molto velocemente e colse i soldati del faraone quando erano già tutti sulla striscia di sabbia, travolgendoli completamente.
Mosè aveva calcolato bene i tempi: l’esercito del Faraone doveva trovarsi al mezzo del guado quando l’alta marea sarebbe sopraggiunta! La precisione di tutte queste fasi ha dell’incredibile!
Dio utilizza le leggi della natura per far avverare dei miracoli che tali però sono solo per coloro che non hanno una conoscenza scientifica per spiegarli.

Un depuratore naturale
Dopo tre giorni di marcia percorsi nel deserto di Ethan, chiamato anche deserto di Shur, senza trovare acqua, arrivarono in un luogo che chiamarono Mara (fig. 62). Per arrivarvi è stato calcolato, sulla base dell’andatura delle carovane di beduini, che gli Israeliti abbiano percorso circa 70 Km. Dal punto di attraversamento del Mar Rosso, misurando 70 km verso sud, esiste una località dove sgorga una bolla d’acqua salata e solforosa, chiamata nel linguaggio dei beduini Ain Havarah. Mosè ordinò di accamparsi in questa zona ma non fu possibile attingere acqua in quanto era amara da bere.
“E il popolo mormorò contro Mosè, dicendo: ‘Che berremo?’. Ed egli gridò all’Eterno; e l’Eterno gli mostrò un legno ch’egli getto nelle acque, e le acque divennero dolci.” (Esodo 15:24-25).
Quale legno poteva aver gettato nelle acque Mosè se non quello della mangrovia?
La mangrovia è oggi utilizzata come un filtratore naturale negli acquari. Questa pianta si nutre di tutti i residui delle creature che vivono nel suo habitat e depura l’acqua da agenti inquinanti quali nitrati, fosfati, ecc.
Queste piante assorbono anche una buona quantità di sale e lo espellono dalle foglie che diventano ricoperte dai cristalli del sale.

“Poi giunsero ad Elin, dov’erano dodici sorgenti d’acqua e settanta palme; e si accamparono quivi presso le acque.” (Esodo 15:27).

Elin è l’attuale Uyun Musa: oggi è la prima oasi che si trova nel Sinai meridionale, ombreggiata da palme, mimose e tamerici e deve il suo nome alle sorgenti (uyun). Questo sito è il primo dei luoghi santi del Sinai, consiste in una serie di bacini che corrisponderebbero alle dodici sorgenti descritte nell’Esodo.
Partiti da Elin, gli Israeliti si diressero nel deserto del Sin; per gli Ebrei cominciò in quel momento la durissima marcia e la vita nomade nell'arido paesaggio della steppa che sarebbe poi durato 40 anni.

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