giovedì 7 aprile 2011

I NOSTRI "FIGLI" CHE HANNO COMBATTUTO PER LA NOSTRA PATRIA

Recentemente ho avuto l’opportunità di leggere l’ultimo libro scritto da Oriana Fallaci. In esso ella descrive la storia della sua famiglia, con un perfetto incastro nella storia della sua nazione. Nella prefazione viene riportata una sua dichiarazione:

“E tutti quei nonni, nonne, bisnonni, bisnonne, trisnonni, trisnonne, arcavoli e arcavole, insomma tutti quei miei genitori, diventarono miei figli.” (1)

Le affermazioni qui di Oriana mi fanno ritornare alla mente il celebre versetto che si trova in Malachia che dice:

“e ricondurrò il cuore dei padri verso i figli e quello dei figli verso i padri”.

Essa addirittura esclama che ora è lei a dare la vita ai suoi avi, grazie alle ricerche e alla descrizione che ha fatto della storia della sua famiglia. È molto vero questo concetto in quanto, nel fare la ricerca genealogica i nostri avi ci sembrano molto più vicini. È come una rinascita fisica in quanto, con la loro storia, essi tornano a vivere in noi, e se poi accetteranno le alleanze del Tempio, essi rinasceranno spiritualmente.
Con questa sua ricerca genealogica sulla propria famiglia Oriana Fallaci ha realizzato una storia legata anche alla storia della sua patria.
Pertanto la nostra genealogia può diventare una porzione della storia del proprio paese. Quando ho iniziato a fare la ricerca genealogica della mia famiglia, ho provato subito molta curiosità nell’indagare sulla vita dei miei antenati e, cosa ancora più interessante, per comprendere appieno la loro storia ho dovuto approfondire quella del mio paese, per dare un senso realistico e collegato alla storia di avvenimenti reali che mi permettessero di calare in un contesto temporale il sacrificio dei miei antenati, la loro cultura e il loro lavoro.
Nei cassetti nella casa della mia famiglia a Firenze è sempre esistito un certificato al quale non ho mai dato molta importanza. Per me era solo un semplice pezzo di carta. All’inizio della mia ricerca genealogica sono arrivato ai dati anagrafici di un mio bisnonno che si chiamava Pietro mi sono ricordato di questo certificato, l’ho preso e l’ho messo in una cornice e l’ho appeso nel mio studio. Questo certificato, oltre ad insignire da parte del ministro della guerra, il mio bisnonno Pietro di una medaglia commemorativa delle guerre combattute per l’indipendenza e l’unità d’Italia, attestava che questo soldato aveva combattuto la campagna del 1867 nell’Agro Romano. Quando egli partecipò a questa campagna, aveva 24 anni, era già sposato ed aveva già avuto il suo primo figlio. Per comprendere appieno la storia del mio bisnonno ho effettuato una ricerca dettagliata di queste guerre. Capii allora che egli aveva combattuto con Garibaldi. Infatti il 19 Ottobre del 1867, Giuseppe Garibaldi sbarcò a Vada presso Livorno e il 23 ottobre, sconfinò nel Lazio, a passo Cortese, raccogliendo volontari già affluiti al confine e qui molto probabilmente si arruolò anche il mio bisnonno Pietro. Garibaldi il 26 Ottobre prese Monterotondo e il 29 e il 30 avanzò fin quasi sotto le mura di Roma, nei pressi di Ponte Nomentano, attendendo un movimento interno che non si verificò, per cui nel pomeriggio del 30 Ottobre 1867 ripiegò su Monterotondo. Il 3 Novembre egli iniziò uno spostamento su Tivoli; ma nel pomeriggio i garibaldini furono investiti dai Franco-pontifici a Mentana, e, dopo alterne vicende, ripiegarono in disordine. A notte fu ripassato il confine. Garibaldi arrestato ancora una volta e riportato a Varignano, fu poi rimesso in libertà, e rientrò a Caprera.

Da questa storia si comprende che il mio bisnonno Pietro legò la sua vita di soldato improvvisato a questi tentativi di prendere Roma per completare l’indipendenza della nostra nazione. Questo suo sacrificio ha rafforzato in me l’amore e la stima per lui e l’orgoglio di essere italiano.
La ricerca genealogica ci eleva nell’amore con i nostri antenati e le nostre radici. Rafforza in noi anche un amor di patria che contribuisce a darci un’identità più allargata rispetto a quella che abbiamo nella nostra famiglia.
La genealogia, come storia del nostro paese, ci aiuta ad imparare e a conoscere non solo i propri antenati ma a riconoscere come il progresso e il benessere di cui oggi godiamo sia frutto del lavoro e del sacrificio di chi ci ha preceduto. Amare la propria patria è un dovere di gratitudine verso chi ci ha preceduti e una precisa responsabilità verso le generazioni future.
Mediante cose piccole e semplici si avverano grandi cose.
Un piccolo seme diventa un albero gigantesco.
I piccoli sforzi che compiamo per fare il lavoro genealogico possono portare a grandi risultati, possiamo diventare strumenti nelle mani del Signore nel fare avverare la salvezza di molte anime.

Quest’anno si festeggiano i 150 anni dell’unità d’Italia. Non trovo alcunché di più pertinente che festeggiare quest’evento con una lettera scritta da un soldato garibaldino livornese a suo padre:

“Carissimo Padre Quando leggerai questi versi io sarò molto lungi da te. Un tempo quando la gioventù era chiamata dalla patria per difenderla dallo straniero i genitori stessi incoraggiavano i loro figli con detti magnanimi. Ora tocca ai figli a incoraggiare i loro genitori. Colpa dei tempi che nati sotto governi tiranni mal si conosce ancora quanto importi avere una patria libera e indipendente. Dirotti dunque che io sono partito perché mentre si porge la rara occasione d’impugnare un’arme in pro della patria e che tutta la gioventù italica corre animosa sui campi ove si decideranno le ultime liti contro lo straniero, io non potevo, non doveva in nessun modo restarmene costà. Dunque rassegnazione, ricordati che prima di avere dei figli avevi una patria, quanto a me se tornerò potrò dire anch’io di aver fatto il mio dovere e me ne starò lieto e tranquillo; altrimenti sarò morto per la causa più sacrosanta e sarà la morte la più gloriosa, perché cosa havvi di più bello, di più divino per un uomo onorato di dar la vita per la salute della patria? Ricevi un abbraccio e tanti saluti dal tuo per sempre Affe.mo Figlio Oreste” (2)

Note: (1) e (2): Passi tratti dal libro “Un cappello pieno di ciliegie” di Oriana Fallaci

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